Oggi in edicola ho trovato un allegato di Repubblica titolato “ITALIA IN BICI”: non mi mancano le guide, ma l’ho acquistato comunque per saggiare qual è l’informazione che arriva al grande pubblico.
Sono andato subito a curiosare tra i percorsi consigliati nella nostra zona (Pisa). Una delusione.
Intendiamoci: i percorsi suggeriti nell’area pisana sono certamente interessanti dal punto di vista culturale e paesaggistico, ma improbabili come proposte in bici (a meno di non rivolgersi a un pubblico molto selezionato).
Invece manca all’appello quella che notoriamente è la pista più bella e sicura: la ciclabile del “trammino”. Su questa pista, interamente in sede protetta, tutti possono pedalare dal centro di Pisa fino al mare, magari facendo tappa a San Piero a Grado per visitare la magnifica Basilica.
Come si spiega questo bizzarro infortunio editoriale? Azzardiamo una spiegazione: alcuni dei percorsi proposti sono ripresi (senza citare la fonte) da due schede obsolete ancora presenti sul sito “Bicitalia”. Si tratta di due tracciati (sentiero dell’Arno pisano e pista del Serchio) realizzati dalle province di Pisa e Lucca circa 15-20 anni fa con materiali scadenti, e che nel frattempo si sono degradati quasi completamente: entrambi sono difficili o disagevoli da percorrere, quando non addirittura difficili da trovare. In un certo senso continuano a esistere, ma prevalentemente nella realtà virtuale.
Speriamo che il sempre maggiore interesse per le piste ciclabili, testimoniato anche da questa pubblicazione di Repubblica, possa in futuro spingere gli editori a collaborare con le associazioni locali della FIAB per produrre guide di alta qualità. E soprattutto speriamo che questo bizzarro infortunio editoriale sia di monito a chi, ancora oggi, continua a proporre piste ciclabili biodegradabili, destinate a dissolversi in pochi anni.