Grazie ai fondi del PNRR per il potenziamento delle ciclovie urbane Pisa ha l’opportunità di aggiungere degli importanti tasselli della rete ciclabile cittadina; in particolare è molto positivo che tale rete arrivi anche ai quartieri periferici, come il CEP.
Tuttavia la mancanza di visione rischia di sabotare lo sforzo economico del PNRR: per rimanere al caso del CEP, per connettere il quartiere alla pista del trammino bisognerà pesantemente rimettere mano alla rotatoria all’incrocio con viale D’Annunzio, realizzata solo tre anni fa senza tenere minimamente conto della mobilità ciclistica.
Proprio per evitare questi errori progettuali le passate amministrazioni avevano istituito l’Ufficio bici e la Consulta della bici: il primo doveva gestire la regia di tutti gli interventi riguardanti la mobilità ciclistica mentre la Consulta avrebbe dovuto vigilare che gli interventi previsti tenessero adeguatamente conto delle esigenze di chi si muove in bicicletta.
Purtroppo negli ultimi anni l’Ufficio bici è stato depotenziato, mentre la Consulta viene sempre più spesso bypassata, perfino quando si tratta di realizzazioni di piste ciclabili.
Questa situazione ha favorito il moltiplicarsi di progettazioni discutibili quando non di vere e proprie aberrazioni progettuali: basti pensare alla nuova rotatoria di San Piero (all’uscita della Fi-Pi-Li) dove i lavori effettuati non hanno in alcun modo tenuto conto della mobilità ciclistica, nonostante il PUMS del Comune di Pisa prevedesse una ciclabile attraverso questo snodo.
Lo stesso problema si è presentato anche con progetti che riguardano direttamente la mobilità ciclistica, come la pista in progetto per via Contessa Matilde. Qui l’amministrazione prevede di spostare la pista esistente sul lato mura, dove l’attuale percorso pedonale verrebbe trasformato in un ciclopedonale promiscuo allargandolo a 3 metri. Una scelta non preventivamente concordata e comunicata in Consulta solo a cose fatte (dopo essere uscita sui giornali), che è estremamente discutibile, per vari motivi. Da un lato mette in conflitto bici, pedoni e monopattini, costringendoli alla promiscuità in uno spazio angusto. Dall’altro riduce lo spazio per la mobilità attiva, e non costituisce un ampliamento della rete ciclabile cittadina (dato che la pista sul lato nord verrebbe cancellata), e ciò viola le prescrizioni ministeriali (contenute nel DM 509 del 15/12/2021) mettendo a rischio il finanziamento del PNRR.
Crediamo quindi che sia opportuno mantenere la pista ciclabile sul lato nord di via Contessa Matilde, regolandola a senso unico (nel senso delle auto), in modo che sia a norma.
Ultimo, ma non per importanza, vorremmo che la progettazione della mobilità ciclistica procedesse con una visione coerente e lungimirante, con una regia unica, e soprattutto coinvolgendo attivamente la Consulta della bici: proprio questo modo di procedere ha permesso alla nostra città di ottenere ottimi risultati, come per esempio la pista del trammino.