Mese: Novembre 2021

Apologia di reato

La transizione ecologica nell’immaginario delle case automobilistiche

Un nuovo caso di pubblicità tossica riguarda lo spot di una casa automobilistica dove un’auto di grossa cilindrata sfreccia nel bel mezzo di una pista ciclabile.
Una location a prima vista bizzarra, dato che non mancano certo strade di campagna dove poter ambientare uno spot in un contesto bucolico.
Che si tratti di un messaggio subliminale?

E’ triste che alcune case automobilistiche, di fronte alle sfide della transizione ecologica, non sappiano fare di meglio che continuare a sfornare spot tossici, strizzando l’occhio a chi viola le più elementari regole di sicurezza. Il tutto in spregio alle vittime della strada: sono migliaia le persone (spesso giovani o giovanissimi) che rimangono menomate o uccise sulla strada proprio in conseguenza del comportamento spericolato di guidatori incoscienti.

Proprio in questi giorni il ministro Giovannini sembra voler abbracciare la filosofia di Vision Zero. Ma affinché quelle del ministro non rimangano dichiarazioni di principio, bisogna mettere in campo azioni coerenti.

Stabilire sanzioni pesanti nei confronti delle pubblicità di case automobilistiche con contenuti tossici potrebbe essere un buon inizio.

Post Scriptum: lo spot, pubblicato il 19 novembre, è stato rimosso oggi verso le 12.20 (fonte: bikeitalia)

I semi della violenza (stradale)

Proprio nei giorni in cui si svolge la COP26 di Glasgow, Amazon promuove la campagna di un marchio automobilistico con velleità green, ma che di green ha ben poco.
La campagna comunicativa arriva per posta presentandosi come “un regalo per il tuo viaggio verso un futuro più sostenibile: una cartolina da cui nascerà una pianta”.

In effetti la busta contiene come gadget dei semi incorporati in un cartoncino. Da un lato del cartoncino ci sono le istruzioni d’uso, mentre sul retro si trovano maggiori dettagli sul vero oggetto dell’iniziativa: pubblicizzare un’auto elettrica presentata come “l’auto perfetta per la città“.

Il fatto che l’industria automobilistica usi la transizione ecologica per cercare di autopromuoversi non stupisce più di tanto, ma in questo caso il greenwashing trapassa qualunque limite di decenza. La pubblicità recita così:

L’unico modo per sfrecciare nelle strade della tua città e farti notare come si deve, grazie ai 184 CV che permettono un’accelerazione da 0 a 100km/h in soli 7,3″ […]

“farsi notare come si deve”

Una specie di delirio d’onnipotenza del tutto incongruo con i nostri centri urbani intasati dal traffico, ma soprattutto una non troppo velata legittimazione di chi sfreccia in città sprezzante dei limiti di velocità, giusto per farsi notare. Una complicità vergognosa, dato che proprio la velocità eccessiva è la principale causa degli incidenti più gravi; e quando rimangono coinvolti degli utenti deboli le conseguenze sono tragiche: la violenza stradale sfocia in omicidio stradale.

E’ triste che Amazon si presti a veicolare una campagna così indegna: in questo modo finisce per screditare i propri impegni in favore della sostenibilità e della giustizia sociale, riducendoli a un elemento di facciata, puramente ornamentale.

Unica consolazione: Amazon chiede un feedback riguardo a questo “omaggio”.

Purtroppo questo non è un caso isolato: le pubblicità delle case automobilistiche sono infatti quasi sempre fuorvianti, spesso scorrette, tanto che a volte rasentano l’apologia di reato. Sembra che non ci si renda conto che la legittimazione della violenza stradale non rappresenta solo un insulto verso le famiglie delle vittime (ogni anno migliaia di persone vengono gravemente menomate o uccise sulla strada), ma danneggia l’intera collettività. Infatti è proprio l’insicurezza delle nostre strade a indurre l’uso dell’auto privata anche per brevi spostamenti, aumentando esponenzialmente il traffico che soffoca e paralizza i centri urbani. Sono sempre di più le persone che scelgono l’auto non perché rappresenta il mezzo più veloce, ma perché è l’unico sicuro; in questo modo si alimenta un circolo vizioso i cui effetti son sotto gli occhi di tutti.

Dovrebbe esser evidente che per andare davvero verso un futuro più sostenibile è in primo luogo necessario scoraggiare l’utilizzo dell’auto, favorendo le alternative davvero sostenibili, come il trasporto pubblico e, ovviamente, la bicicletta. Garantire la sicurezza di chi pedala rappresenta una precondizione essenziale per centrare l’obiettivo di indurre i cittadini a preferire la bici.

Di conseguenza, oltre alle infrastrutture dedicate, serve anche una rivoluzione culturale che rovesci l’attuale paradigma che vede l’automobilista padrone della strada, un luogo comune consacrato dalle pubblicità tossiche dell’industria automobilistica.

Proprio in questi giorni, FIAB (insieme a Greenpeace e altre associazioni) propone di bandire le pubblicità di tutti i prodotti legati alle fonti fossili di energia, al pari di quanto già avviene per le pubblicità di sigarette.

Forse però per fare progressi sul fronte della sicurezza bisognerebbe andare oltre: è necessario evitare che anche le promozioni dei veicoli elettrici veicolino i soliti messaggi tossici, confezionati in un involucro green.

Chi progetta, gode

Il Tirreno del 5nov2021

Ennesimo finanziamento per la mobilità ciclistica in arrivo a Pisa: dopo i 525mila euro del finanziamento MUR-MIMS-Trenitalia già stanziato per i collegamenti stazioni-università, è in arrivo ora dalla Regione Toscana un ulteriore finanziamento di oltre un milione di euro*.

Ancora una volta viene premiata la capacità progettuale del Comune di Pisa il quale, grazie anche all’ottimo lavoro dell’Ufficio Bici di PisaMo, ha saputo redigere e portare a termine progetti di ottima qualità, a partire dalla pista del trammino.

Il vero ostacolo al decollo della mobilità sostenibile non è la mancanza di risorse (i finanziamenti con questa destinazione sono frequenti e abbondanti), ma il fatto che troppo spesso le amministrazioni comunali non producono progetti validi (vuoi per incapacità, o semplicemente per disinteresse).

PS: [aggiornamento] sembra che i fondi in arrivo dalla Regione Toscana siano addirittura un milione e seicentomila euro.

Più alberi, più bici (e meno traffico)

Tempismo perfetto: proprio nei giorni in cui si svolge la COP26, il Comune di Pisa propone un costoso fast-park multipiano da realizzare sul litorale, arrivando addirittura a chiedere alla Regione di finanziarlo.

E’ incredibile che, per l’ennesima volta, si proponga di impegnare milioni di euro per interventi che non fanno altro che incrementare il traffico (oltre a deturpare il paesaggio). Per riqualificare il litorale si deve guardare in direzione diametralmente opposta: è necessario promuovere modalità di spostamento alternative all’auto privata quali il trasporto pubblico e la bici.

A questo scopo la pista del trammino ha dimostrato di essere un asset formidabile, capace non solo di cambiare le abitudini di molti pisani, ma anche di intercettare la domanda latente di cicloturismo, un settore con enormi potenzialità, che a fronte di  un impatto ambientale nullo attira presenze anche fuori dai mesi estivi, allungando la stagione.

Bisognerebbe quindi destinare tutte le risorse disponibili per completare quanto prima il tratto pisano della ciclabile Tirrenica verso Livorno, mantenendo gli standard qualitativi che hanno determinato il successo della pista del trammino nel tratto fino a Marina.

Un tratto ben ombreggiato della pista del trammino

Ultimo, ma non per importanza, è necessario e urgente alberare la ciclabile tra Pisa e Marina: un tragitto ombreggiato è più piacevole e godibile anche nelle ore centrali delle giornate estive.
Per promuovere la piantumazione di alberi lungo la pista del trammino FIAB Pisa ha lanciato una raccolta di firme, e sabato prossimo sarà presente  con un banchino in Largo Ciro Menotti. Per andare verso un futuro più verde servono più alberi, ma soprattutto meno auto e più bici.

© 2024 FIAB Pisa

Tema di Anders NorenSu ↑